“Hai mai visto una catastrofe così bella?”

Sono le parole della scena finale di un grande film, Zorba il Greco, diretto da Michael Cacoyannis (1945) e ispirato al romanzo omonimo di Nikos Kazantzakis (1946).

Rappresentano perfettamente quel misto di entusiasmo innocente e spericolatezza, di follia e autoironia, di autorevolezza ed esoticità che caratterizzano da sempre i Levantini e…gli spiriti liberi. Il greco Demetrio citato da Pietro Verri (Il caffè) fa parte di questo tipo di persone:

ha tutto l’esteriore d’un uomo ragionevole, e trattandolo si conosce che la figura che ha gli sta bene[…] Demetrio ride quando vede qualche lampo di ridicolo ma porta sempre in fronte un onorato carattere di quella sicurezza che un uomo ha di sé quando ha ubbidito alle leggi[…]

E diventa quasi l’emblema dell’intellettuale illuminista.

Tocca a voi ora rileggere il brano introduttivo (Cos’è questo caffè?), esaminare la descrizione della bottega di Demetrio ed elaborare il testo per una breve rappresentazione teatrale di max 40 righe.

Regole del gioco:

  • Posso prendere spunto da quanto affermato da Verri? Sì!
  • Posso descrivere l’ambiente? Sì, in didascalia, brevemente.
  • Posso introdurre altri personaggi? Certo! Per esempio ì, oltre Demetrio, Pietro Verri, qualche “maschera”, qualcuno che rappresenti il vecchio modo di vedere le cose, o magari un altro intellettuale illuminista…

A voi!


10 risposte a "“Hai mai visto una catastrofe così bella?”"

  1. In una bottega del ‘700 dove si consumava del buon caffè e molto accogliente stava per accadere qualcosa di insolito…
    DOTTORE: Salve buonuomo, è arrivato il giornale di oggi?
    BARISTA: Non ancora, il ragazzo arriverà a momenti.
    DOTTORE: Va bene, allora aspetterò qui sorseggiando del buon caffè!
    BARISTA: Ottimo! Glielo porto subito.
    Mentre Demetrio portava il caffè al dottore, dalla porta entrò il ragazzo:
    RAGAZZO: Demetrio, ho trovato solo questi.
    BARISTA: Oh eccolo! Filippo vieni qua e presentati al dottore!
    RAGAZZO: Piacere dottore, mi chiamo Filippo e aiuto Demetrio con la sua attività.
    DOTTORE: Ah, bravo giovane. E cosa fai di preciso?
    RAGAZZO: Lo aiuto nel bar e faccio consegn…
    BARISTA: Eh! Dottore, lei deve sapere che questo bel giovincello è un Don Giovanni! Tra una consegna e un’altra va a trovare una ragazza, al primo anno di università e dai sani principi e coglie l’occasione per farsi “impartire lezioni di fisica”.
    DOTTORE: Beata gioventù! Lo lasci fare, Demetrio, è normale alla sua età.
    RAGAZZO: Grazie dottore, comunque il mio lavoro lo faccio in maniera impeccabile.
    BARISTA: Si, si, “impeccabile” AH AH AH!
    DOTTORE: A cosa si riferisce con tutta questa ironia, Demetrio?
    BARISTA: Sa dottore, una volta Filippo al posto di mettere un biscottino insieme a due caffè, ci ha messo…
    RAGAZZO: Demetrio per favore, è stato uno stupido errore! Non lo dica!
    DOTTORE: Beh, adesso voglio saperlo! Cosa ci ha messo?
    BARISTA: Ci ha messo un PRESERVATIVO!
    RAGAZZO: E’ stato solo un ERRORE! Uno stupido ERRORE!
    BARISTA: Ah si, come quella volta che ti ho trovato ad annusare quelle mutandine di pizzo?
    DOTTORE: Alla faccia del bravo ragazzo! Hai la testa solo a quello, eh?
    RAGAZZO: Ma no dottore, a volte faccio cose che non dovrei fare, ma può capitare alla mia età. Vado un attimo a preparare i caffè e torno.
    Nel frattempo entra una ragazza dalla porta:
    RAGAZZA: Buongiorno! Vorrei prendere un ca…Papà! Ciao papà!
    DOTTORE: Ciao Silvia, ma cosa ci fai qui?
    RAGAZZA: Non c’era il prof e siamo usciti prima, allora volevo sorseggiare qualcosa.
    Mentre padre e figlia stavano parlando, arriva Filippo…
    RAGAZZA: Ehm ciao Filippo!
    RAGAZZO: Oh ciao Silvia! Cosa ci fai qui?
    RAGAZZA: Sono uscita prima e…
    DOTTORE: Scusate, vi conoscete?
    RAGAZZA: Sì, io e Filippo ci frequentiamo da un po’ di tempo.
    DOTTORE: COSA, COSA, COSA?! Tu frequenti questo BECERO, INSULSO, DEPLOREVOLE, SCHIFOSO, MAIALE e INUTILE aiutante di un barista?
    RAGAZZA: Ma papà, perchè dici tutto questo? Cosa ti ha fatto Filippo?
    DOTTORE: So tutto. Tutto quello che fa tra una consegna e un’altra. La ragazza. I preservativi. Le mutandine.
    RAGAZZO: Dottore, non potevo saperlo, le chiedo umilmente scusa.
    RAGAZZA: Ma cosa? Filippo cosa hai detto?
    BARISTA: Ehm, scusate, avrei fatto meglio a non dire certe cose…
    DOTTORE: Ha fatto bene invece! Ora so chi è quell’insulso che frequenta mia figlia!
    Ma poi sorseggiando il caffè, dalla fragranza cremosa e gustosa, si riprese e migliorò il suo umore e disse a Filippo che non avrebbe più dovuto frequentare la figlia.

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  2. Rappresentazione teatrale
    LA LIBERTA’ NON ANDRA’ BENE MAI, SENZA REGOLE.
    La rappresentazione riguarda alcune persone che nel loro momento di pausa a lavoro si gustano un cremoso caffè. Ma nel momento in cui cercano un momento di relax, entra una bambina di appena 15 anni che cerca di distogliere l’attenzione di tutti litigando con il titolare. L’ambiente di questo piccolo bar è molto accogliente, ma non molto illuminato, perché all’interno ci sono molti illuministi.
    (SCENA 1)
    JAMES: Buongiorno a tutti, posso sapere l’intestazione del foglio che gironzola, prima di prendere un caffè?
    ALBERT: Buongiorno James!! Appena finisco la mia sacra lettura mattutina te lo lascio, tutto per te! Prendi un caffè?
    JAMES: Caffè?
    ALBERT: OK. Lasciamo spazio al nostro cervello, un po’ di svago.
    JAMES: Hai visto cosa sta succedendo? Finalmente siamo liberi di pensare e non abbiamo vincoli o regole per esporre i nostri procedimenti sperimentali.
    ALBERT: Meno male, quel poveretto di Galilei è stato condannato per aver scoperto che la luna ha degli avvallamenti sulla crosta. Cosa ne pensi di quella ingiustizia?
    JAMES: Be’, non ho un’idea galileiana ma, penso che sia davvero un’ingiustizia. Grazie alle sue teorie ha fatto venir fuori delle menzogne. Ti chiedo scusa, ma penso che il mio cervello non vuole parlare di questo. Apprezzerei, invece, un’idea politica …Cosa ne pensi della politica?
    ALBERT: Bella domanda! Mah …be’ non posso essere molto specifico su di essi ma, cerco di essere almeno un po’ obiettivo, in senso strutturale. Possiamo finalmente avere un pensiero politico libero. In sintesi, abbiamo una vita più libera e meno piena di paure o cosa…controllati.
    JAMES: Ecco. Infatti mi sento più leggero. Prima vivevo nel modo di prevenzione. Dovevo sempre capire se potevo o non potevo farlo, dovevo leggere molto bene le leggi e non potevo concentrarmi sulla mia scoperta. Quindi vivevo sempre con il cuore in gola per non sbagliare, distruggeva, a volte, i miei pensieri che potevano essere di grande importanza, forse, per colui o colei che non possono permettersi di studiare.
    MENTRE DUE SCIENZIATI PARLANO AL BANCONE, UNA BAMBINA HA GIA’ MESSO PIEDE ALL’INTERNO DEL BAR. (SCENA 2)
    ALBERT: Vedo che le cose si mettono male, ho dei lavori anche che mi aspettano, non voglio perdere la concentrazione. Mi ha fattoi molto piacere parlare con te. Buona giornata Demetrio! Ciao James.
    JAMES: Bè quella bambina vuole già fare la grande a quell’età. Arrivederci. Buongiorno Demetrio. CHE LIBERI LO SAREMO PER SEMPRE!!
    EMMA: Ciao. (molto determinata)
    DEMETRIO: Buona giornata, a domani! Ciao piccola, cerchi bisogno d’aiuto?
    EMMA: Ma cosa stai dicendo, voglio anch’io un caffè.
    DEMETRIO: Ma sei seria? Su per giù avrai 13 anni, non darei mai un cremoso o squisito caffè sulle labbra di una ragazza dolce che ancora deve affrontare il senso della vita da responsabile.
    EMMA: Ma come ti permetti?! Io sono abbastanza matura. A questo punto che senso ha che i bar sono pieni di genti ignoranti, che se ne stanno qui al posto che andare a lavorare?
    DEMETRIO: Non giudicare!! Cerca di capire almeno chi è l’intruso in mezzo a gente più adulta? Loro sono tutte persone colte. Capisci la situazione visto che pensi di essere matura?
    EMMA: Non mi prendere in giro, cercherò di capire. Allora lì giù in fondo quei due ragazzi, vedo che la sbattano molto del lavoro, mentre quei due signori che c’erano prima sono mezzi vissuti che parlavano della propria vita allegramente.
    DEMETRIO: Ti stai sbagliando. Ma il caffè non lo faccio a coloro che sono immaturi.
    EMMA: va bene. Allora buona giornata.

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  3. LIBERTÉ, ÉGALITÉ, CAFFÈ
    Siamo nel 1797, e quattro amici si ritrovano come sempre alla loro bottega abituale, gustandosi i loro caffè, secondo i loro gusti, leggendo il giornale che li tiene informati su ciò che succede nel loro contesto storico. È proprio da qui che parte la loro classica discussione mattutina.

    GIAMBATTISTA: Buongiorno, messeri! Il solito caffè per me. Quello italiano!
    TIMOTEO: (Sottovoce) Che noia quest’uomo…
    PIERFRANCESCO: Bonjour a te amico! C’è aria di rivoluzione in giro! Per me un caffè dolcissimo.
    CARLO: Per me un caffè normale. Né dolce né salato.
    (Entra Demetrio, che porta la sua Moka, famosissima per essere buona e per avere effetti così forti da tenere sveglio anche una persona che non dorme da 48 ore).
    DEMETRIO: Signori vi porto la mia Moka asiatica! Provatela, non ve ne pentirete!
    TIMOTEO: Io non ho ancora ordinato, voglio avere l’onore di essere il primo a provare questa… Come si chiama… Moka! D’altronde, questi orientali possono farci solo bene.
    GIAMBATTISTA: Indegno! Sei indegno di calpestare la terra questo paese! Come può la nostra nazione diventare grande fino a quando c’è gente come te, vile uomo, che non rispetti la tua terra!
    CARLO: Giambattista, insomma, non mi sembra il caso di fare una tragedia del genere. Vuole provare la Moka, che la provi.
    GIAMBATTISTA: Che la Moka gli si annodi in gola!
    PIERFRANCESCO: Ognuno beve il suo caffè, fatevi gli affari vostri, insomma non fatevi problemi su tutto… Parliamo di cose serie. Avete saputo della rivoluzione che sta avvenendo in Francia?
    TIMOTEO: Per me questa rivoluzione è tanto buona e giusta, il popolo deve unirsi sempre!
    GIAMBATTISTA: Oh cosa odono le mie orecchie, non posso crederci. Parlate di popolo, ma perché? I nobili non fanno parte del popolo francese?
    PIERFRANCESCO: Giambattista, il popolo deve essere unito. Lo è mai stato? Basta con queste differenze, tutti abbiamo diritto alla stessa ricchezza. Ha ragione Rousseau!
    CARLO: Ma di cosa discutete, signori. Vedo che leggete sempre il giornale, sembrate tanto informati. Ma a voi cosa entra in tasca precisamente? Io ho perso la speranza davvero.
    TIMOTEO: Carlo, se tutti la pensassero come te, non riusciremmo neanche a fare i contadini, saremmo tutti schiavi! Io sto con Pierfrancesco, viva la rivoluzione!
    (I quattro amici continuano a discutere, mentre il ragazzo di bottega, Luigi, appartato, prepara i loro caffè e ascolta i loro discorsi. E quando serve loro i caffè, prende parola).
    LUIGI: Signori miei… Siete così impegnati ad avere ragioni sugli altri che non vi siete nemmeno accorti che i vostri caffè sono pronti. Siete così fastidiosamente fanatici. Ma di quali tradizioni parli tu, Giambattista, dei conquistatori stranieri che stanno facendo dell’Italia una pezza da sfruttare e buttare quando non serve più. E voi, Pierfrancesco e Timoteo, di cosa discutete? Parlate di valori, ma come potete voi parlare di valori di rivoluzione? La violenza, la prepotenza, per voi sono valori? Certo, parlate di unità del popolo, di valori morali, valori nazionali, ma è questo il modo per difenderli? Carlo, tu, perché ti comporti così? Non prendi posizione, Dante ti metterebbe nel girone dell’ignavia. Signori miei, ragionate insieme… Tutti la pensate in modo diverso ma non vi accorgete che tutti volete la stessa cosa… Tutti volete il bene per il vostro paese e tutti volete gustarvi un buon caffè. Per un attimo, lasciate perdere i vostri fanatici pensieri. Gustatevi i vostri caffè insieme, scambiateveli, provate ciò che considerate diverso da voi e vedrete che alla fine arriverete alla conclusione che, alla fine, vi sarete gustati allo stesso modo un caffè.
    (Gli amici si guardano e capiscono che le parole di Luigi, in fondo, erano giuste. Così si bevono i loro caffè e Demetrio, il ragazzo orientale che aveva portato la Moka, osservandoli commenta).
    DEMETRIO: Liberté, Égalité, Caffè!

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  4. Ci troviamo a Milano,più precisamente nella bottega di Demetrio un greco che ha deciso di aprire un luogo in cui servire un ottimo caffè ma la particolarità di questo luogo sono le persone che visitano il locale
    DOTTORE: Buongiorno
    DEMETRIO:Salve, desidera qualcosa?
    DOTTORE: Gira voce che qui si venda il miglior caffè proveniente direttamente dalla città di Mocha, é corretto?
    DEMETRIO: Si é giustissimo, gliene servo uno?
    DOTTORE:Certo altrimenti non sarei venuto qui
    DEMETRIO: Glielo preparo subito
    Dopo qualche minuto Demetrio serve al cliente la sua tazza di caffè che lo sorseggia con molto gusto.
    DOTTORE: Le voci non dicevano il falso questo caffè é proprio buono
    DEMETRIO: Grazie signore
    Il dottore si va a sedere ad un tavolino e guardandosi in torno nota i molti libri sugli scaffali
    DOTTORE: Vedo che le piace leggere
    DEMETRIO: Quei libri non sono i miei gli metto a disposizione delle persone più curiose che vogliono arricchire la propria cultura
    Mentre il dottore e Demetrio stanno conversando su quali, tra i libri sugli scaffali, fosse il più bello dalla porta entra un ragazzo.
    RAGAZZO: Salve buon uomo
    DEMETRIO:Salve desidera qualcosa?
    RAGAZZO: Un caff…
    E metre sta per finire di pronunciare la parola da dietro il bancone si sente un rumore fortissimo che fa spaventare tutti i presenti
    DEMETRIO:Ma che cavolo é successo?
    Dal magazzino sbuca una ragazza
    RAGAZZA:Scusami Demetrio, ho fatto cadere tutte le tazzine che hai portato dalla grecia
    DEMETRIO: NO! Quelle erano della mia famiglia da generazioni
    DEMETRIO: … Vai a servire il ragazzo
    La ragazza porta subito il caffè al cliente che lo inizia a sorseggiare
    Il dottore bisbigliando dice a Demetrio:
    DOTTORE: Demetrio, Demetrio, pss. Venga qua un attimo
    DEMETRIO: Mi dica
    DOTTORE: Vede il ragazzo la giù, fa parte di un movimento culturale chiamato illuminismo, non so se lei ne ha mai sentito parlare ma sono molto pericolosi
    DEMETRIO: Perché questi individui dovrebbero essere pericolosi?
    DOTTORE: Non é degli individui che mi preoccupo ma del loro modo di pensare, parlano di realtà ed altre cavolate del genere. Per favore lo mandi via
    Con tono minaccioso Demetrio esclama
    DEMETRIO: Qui in questo bar tutti sono ben accetti per quello che sono e soprattutto possono dire ciò che vogliono nessuno può dirmi chi devo cacciare
    DOTTORE: Su, si calmi
    Il ragazzo sentendo le grida di Demetrio raggiungi i due e dice
    RAGAZZO: Tu sporco borghese che sei ancora controllato da quell’istituzione che gia solo a pronunciarla mi viene la nausea, ricorda che noi stiamo costruendo il futuro tu invece sei ancora legato al passato
    Il dottore arrabbiato, per essere stato rimproverato, esce dal bar sbattendo con forza la porta
    DEMETRIO: Ragazzo spiegami un po’ questo illuminismo
    Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte
    RAGAZZO: Con molto piacere
    Marzullo-Forte

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  5. UNA GIORNATA SPECIALE AL ” CAFFE’ ”
    La scena è ambienta nel ‘700 a Milano nel “Caffè” di Demetrio, un greco che si veste all’orientale. Il luogo è frequentato da Pietro Verri e da altri illuministi.
    Entrano il marchese di Vitallegra e la contessa del Giocondo.
    SCENA I
    IL MARCHESE E LA CONTESSA: Buongiorno.
    DEMETRIO: Buongiorno a voi.
    IL MARCHESE E LA CONTESSA: Lei è il Gran Sultano! (si inchinano) Che sorpresa incontrarla! Siamo davvero onorati. Io sono il marchese di Vitallegra e lei è mia moglie, la contessa del Giocondo.
    DEMETRIO: Ehm…credo proprio che abbiate preso un abbaglio. Io non sono il sultano, mi chiamo Demetrio e sono semplicemente il proprietario di questa bottega di caffè. Il caffè migliore di questo mondo, proviene dal Levante. Ne gradite un po’? Nel frattempo potreste accomodarvi su quella ottomana. (la indica)
    LA CONTESSA: Voi siete gentilissimo. Siamo davvero curiosi di assaggiarlo.
    Cosa state leggendo, signore? (si rivolge a Pietro Verri)
    PIETRO VERRI: Una copia dell’Iliade.
    LA CONTESSA: Oh! Di cosa parla?
    PIETRO VERRI: Mi stupisco che Lei non lo conosca. E uno dei più importanti classici della letteratura. Parla della guerra di Troia.
    LA CONTESSA: Della guerra di? (è un po’ sorda)
    PIETRO VERRI: Troia. (alza un po’ la voce)
    LA CONTESSA: Come osa rivolgersi a me in questi termini ! Io sono una celebre nobildonna, stimata da…
    PIETRO VERRI: (la interrompe) Mi scusi tanto se la interrompo, contessa, ma io non intendevo affatto offenderla. Troia è il nome della città d’Asia Minore in cui è avvenuta la leggendaria guerra tra i Greci e i Troiani.
    LA CONTESSA: Perdonatemi, ho frainteso. (ride)
    IL MARCHESE: Sta’ zitta una buona volta! (a bassa voce)
    SCENA II
    Incomincia a piovere e per cercare riparo entra Sbirulino, un pazzo che crede di stare nel Seicento.
    DEMETRIO: Buongiorno, caro signore. Vi vedo un po’ stanco. Gradite una tazza di caffè, vi farà risvegliare in un batter d’occhio.
    SBIRULINO: Sì, grazie. (si guarda intorno frastornato, beve il caffè e si avvicina al gruppo di illuministi) Chi siete voi? Da dove venite? Perché siete vestiti così? (spaventato)
    UNO DEGLI ILLUMINISTI: Perché VOI siete vestito così?! Siete ridicolo, non siamo più nel Seicento da diversi decenni ormai. Siete del tutto fuori moda, signore.
    SBIRULINO: Siete tutti pazzi. Certo che stiamo nel Siecento. Non riuscirete ad ingannarmi! (urlando isterico)
    ILLUMINISTI: (scoppiano a ridere) Questo è totalmente fuori di testa!
    LA CONTESSA: Andiamo via, caro.
    IL MARCHESE: Certo, usciamo subito di qui. Questo pazzo non merita di stare in nostra presenza.
    Sbirulino fugge via, sbucando improvvisamente dalle spalle del marchese e della contessa che si spaventano.
    La scena termina con gli illuministi e Demetrio che discutono sul modo di vestirsi.
    Scritto da Porro e Rubino

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  6. MILANO, CAFFE’ DI DEMETRIO. E’ ormai sera e Demetrio è indaffarato nel mettere in ordine il suo Caffè con il suo aiutante Ippolito, per poter tornare a casa, quando dalla porta i due vedono entrare due clienti “speciali”.
    IPPOLITO PRENDE DEI BICCHIERI ED INIZIA A LANCIARLI IN ARIA FACENDO IL GIOCOLIERE
    DEMETRIO: No, ma cosa fai! Cosi rompi tutto, porta subito quei bicchieri in magazzino.
    IPPOLITO: Agli ordini capo! (ridendo)
    DEMETRIO: Hai sempre voglia di scherzare tu! Se non fossi stato una persona colta ed illuminata te l’avrei fatta passar subito la voglia di scherzare.
    IPPOLITO: Dai maestro non se la prenda, lo sa che mi piace scherzare dopo un’intera giornata di lavoro.
    DEMETRIO: Va bene, per questa volta ti perdono… Ma a quanto pare la nostra giornata di lavoro non è ancora finita, stanno entrando due clienti, scalda la macchina per il caffè.
    IPPOLITO: No, ancora caffe? Non possiamo dargli qualche tisana?
    DEMETRIO: Fa come ti ho detto e non fiatare!
    I DUE CLIENTI ENTRANO NEL BAR
    DEMETRIO: Salve signori, come posso aiutarvi?
    VOLTAIRE: Questo è il famoso caffè di Demetrio?
    DEMETRIO: Certo, sono io. Vi preparo un caffè?
    VOLTAIRE: No. Io sono il signor Voltaire e sono ore che discuto con il fastidiosissimo signor Rousseau su chi avesse ragione, e sentendo in giro della fama culturale di questo posto volevamo una sua opinione in merito.
    ROUSSEAU: Ovviamente ho ragione io, signor Demetrio non lo stia ad ascoltare.
    VOLTAIRE: Che c’è? Hai paura di fare una brutta figura davanti a questo signore?
    ROUSSEAU: No, semplicemente non voglio far perdere tempo ad un signore che lavora da quando il sole è sorto per sentirmi dire che io ho ragione e che tu ti stai sbaglia…
    DEMETRIO: Signori, insomma! Siamo dei gentiluomini e dobbiamo comportiamoci come tali. Sediamoci a quel tavolino e discutiamone come dei veri illuministi farebbero. Ippolito porta subito tre caffè!
    I TRE SI DIRIGONO VERSO IL TAVOLINO ED INIZIANO A DISCUTERE
    DEMETRIO: Allora, esprimete le vostre ragioni. Inizi lei signor Voltaire
    VOLTAIRE: Io penso e dico che il male esiste senza una ragione ben precisa. L’uomo non ha fatto nulla per crearlo e deve subirne i danni che crea.
    ROUSSEAU: Ma lo sente? Racconta solo frottole! Il male esiste perché l’ uomo si è distaccato dallo stato primitivo, ha creato la proprietà privata e non c’è più stata ugualianza. Tutti gli uomini nascono buoni, ma è colpa dell’uomo se il male esiste. E’ ovvio che o ragione io!
    VOLTAIRE: Sta’ zitto per una volta e lascia parlare il signor Demetrio. Lei cosa nei pensa?
    DEMETRIO : Io vi dico che la verità sta nel mezzo. Come in ogni cosa. Se mi chiedete chi ha ragione vi risponderò che avete ragione entrambi, se mi chiedete chi ha torto farò lo stesso. Molte volte anche io ed il mio garzone litighiamo su come si faccia un buon caffè, ma la verità è che il caffè è buono sia nel mio modo che nel suo.
    IPPOLITO SERVE AI 3 SIGNORI IL CAFFE’ E SI ACCINGE AD ANDAR VIA
    DEMETRIO: Ippolito aspetta! Spiega ai signori come hai fatto questi 3 caffè.
    IPPOLITO: Come lo faccio sempre io. Comprimendo tutto il caffè nella moka.
    DEMETRIO: Ed io come lo faccio?
    IPPOLITO: Lasciando la montagnetta. Ma sicuramente è migliore il mio!
    DEMETRIO: Visto signori? Sicuramente il mio caffè sarebbe stato migliore, ma questo vi piacerà comunque.
    I DUE CLIENTI ASSAGGIANO IL CAFFE’ PREPARATO DA IPPOLITO
    VOLTAIRE: Ha ragione signor Demetrio è un ottimo caffè.
    ROUSSEAU (con tono ironico): Si dai, buono. Ma sicuramente sarebbe stato migliore il suo.
    TUTTI SCOPPIANO IN UNA GRAN RISATA,DOPO AVER FINITO DI BERE IL CAFFE’ I TRE SI ALZANO E SI DIRIGONO VERSO L’USCITA.
    VOLTAIRE: La ringraziamo per aver chiarito ogni nostro dubbio e ci scusiamo se abbiamo inziato discutere animatamente.
    DEMETRIO: Non si preoccupi, la vostra discussione a permesso a me ed il mio garzone di scoprire cose nuove che arricchiranno sempre di più questo luogo.
    I DUE CLIENTI ESCONO DAL CAFFE’
    IPPOLITO: Ma alla fine chi erano?
    DEMETRIO: Due dei più importanti letterati dei nostri tempi… E noi non ci siam fatti fare neanche un autografo da appendere su questi muri, che stupidi che siamo… Chiudiamo tutto dai, torniamo a casa.
    IPPOLITO: FINALMENTE!

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  7. UN BUON CAFFE’

    Siamo nel 1752, a Milano, nella rinomata bottega del greco Demetrio. Nella bottega, oltre ai soliti clienti abituali, vi è l’illuminista Voltaire.
    VOLTAIRE: Demetrio, mio caro amico, mi porteresti un’altro dei tuoi espressi?
    DEMETRIO: Certo, sarà pronto in un batter d’occhio.
    [Fa il suo ingresso nella bottega un famoso mercante che si siede a uno dei tavoli e Demetrio gli si avvicina]
    DEMETRIO: Oh Pierfrancesco, da quanto tempo non ci si vede, il solito caffè macchiato?
    PIERFRANCESCO: E’ un piacere rivederti anche per me Demetrio, certo, il solito.
    [Pierfrancesco, vagando con lo sguardo, riconosce appartato in un angolo l’illuminista Voltaire intento a leggere qualcosa accompagnato da un caffè. Incuriosito, Pierfrancesco decide di avvicinarsi]
    PIERFRANCESCO: Lei è il signor Voltaire per caso?
    VOLTAIRE: Certo, con chi ho il piacere di parlare?
    PIERFRANCESCO: Piacere, il mio nome è Pierfrancesco, sono mercante di gioielli. Sono curioso Signor Voltaire, cosa sta leggendo con così tanta attenzione?
    VOLTAIRE: E’ una delle prime bozze del secondo tomo dell’Encyclopédie.
    PIERFRANCESCO: Per Dio, lei è forse matto?! Sta leggendo un libro proibito dalla Chiesa in un luogo pubblico senza curarsi delle conseguenze!
    VOLTAIRE: Lei reputa il volere della Chiesa più importante della conoscenza?
    PIERFRANCESCO: Io sono solo un buon cristiano che è propenso a seguire le regole emanate dalla Chiesa, come dovrebbe fare anche lei.
    VOLTAIRE: Reputo la conoscenza una cosa molto più importante di alcune regole infondate emanate dalla Chiesa e sono sicuro che anche Dio concordi con me, e nel caso non lo sia si sbaglia di grosso. Se la visione di tali bozze vi arreca disturbo può semplicemente voltarsi, tornare al suo tavolo e bere un caffè. Le dò anche un consiglio, in modo da non rendere questa conversazione futile: chi coltiva il proprio orto, vive cent’anni di più.
    [Pierfrancesco diventa rosso dalla rabbia]
    PIERFRANCESCO: Come osi nominare il nome di Dio invano, non solo leggi un libro che la Chiesa ha espressamente categorizzato come eretico, ma osi pronunciare ingiurie con Nostro Signore!
    VOLTAIRE: Scusi, non le stavo prestando attenzione, stavo leggendo qualcosa di più razionale.
    [Pierfrancesco sta per esplodere dalla rabbia ma arriva Demetrio]
    DEMETRIO: Signori, calmiamo i bollenti spiriti, state spaventando la clientela. Comunque, ascoltando la vostra “conversazione”, sono riuscito a capire chi dei due ha ragione.
    MERCANTE: Dicci Demetrio, chi ha ragione: l’illuminista che va contro la Chiesa o un povero cristiano che fa di tutto per far rispettare le regole cristiane?
    DEMETRIO: La risposta è semplice amici miei, il caffè. Perchè per quanto si possa di discutere solo il caffè sarà corretto.
    [Con questa battuta, i due capiscono che non ha senso litigare per queste piccolezze e decidono di godersi in pace un buon caffè corretto]

    Germinario & Frascella

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  8. TRE UOMINI E UN CAFFÈ

    Personaggi:
    Chaffe (cliente “all’antica”)
    Demetrio (titolare)
    Paolo (barista)
    Abdul (turco lamentone)
    Ditorot (intellettuale rotondo)

    Prefazione:
    In una bottega di caffè del ‘700 ritroviamo, immersi nel bel mezzo di una serata piovosa, personaggi provenienti da diverse nazioni ed etnie, un miscuglio multiculturale porterà a diversi battibecchi e liti che accompagneranno i personaggi per tutta la rappresentazione.

    (Inizio scena)
    Chafee entra nel locale aprendo educatamente la porta e richiudendolo alle spalle, dopodiché si avvicina al bancone.
    CHAFEE: Buonasera messere, sarebbe possibile sedersi onde ordinare qualcosa?
    PAOLO: Buonasera, si vede proprio che lei non è del posto, cosa la porta qui in una bellissima serata come questa?
    CHAFEE: Buonasera uno paio de testicula! Faccia poco lo spiritoso et me dica piuttosto cosa me è possibile ordinare in codesto ostello…
    PAOLO: Non si preoccupi mio caro, qui ho un rimedio infallibile per la sua agitazione. Il caffè paulista, il caffè del terrorist…
    ABDUL: OHHHHH! COZA VUOI TU! TUO CAFFÈ FARE SCHIFO! NO ASCOLTARE LUI! IN MADRE TURCHIA CAFFÈ NO ESISTERE…MA ESSERE MEGLIO DI QUEZTO QUI!
    Urla un turco seduto ai tavolini posti dal lato opposto del bancone
    PAOLO:ok…
    CHAFEE: Sed me state prendendo onde la terga.
    ABDUL: OHHHHH! PARLA COME MANGI!
    CHAFEE:Sed non habeo mangiato!
    PAOLO: Non puoi mangiare…siamo in un “Choffe Shop”…
    ABDUL: MA NON ERAVAMO IN FRANGIA…
    PAOLO: Al massimo in Francia…
    ABDUL: TU NO DOVERE COREGGERE ME, IO CHIAMARE DIDOLARE.
    PAOLO: Tu chiama il titolare che io intanto ti cerco un vocabolario.
    ABDUL: STARE TU INZINUANDO GHE IO EZZERE IGNORANDE.
    CHAFEE: Messere, le confesso que devo ancora incontrare uno ignorante que non procacci de insegnarmi qualcosa.
    DEMETRIO: QUESTO È IL MIO LOCALEEE!
    Disse Demetrio sfondando la porta del suo ufficio.
    DEMETRIO: Dovete smetterla di comportarvi come bambini! È inutile offendersi e insultarsi a vincenda l’un l’altro. Ogni etnia e ogni popolo ha verso l’altro i propri pregiudizi, così come ogni uno ha le proprie tradizioni e abitudini. Quindi poco a fare i gradassi che se qui scoppia una rissa io non ci guadagno niente.
    CHAFEE:…
    ABDUL:…
    PAOLO:…
    Nel bel mezzo del silenzio più totale si sente il rumore della porta che si spalanca, seguito da un pesante tonfo sul pavimento
    DITOROT: AHHHH! PER IL COPRICAPO DI ROUSSEAU!
    PAOLO: Oddio…si è fatto male??
    Il barista seguito da Chafee si accinge a prestare soccorso allo sferico intellettuale
    DITOROT: Tranquilli ragazzi miei, sto bene…o almeno credo…
    ABDUL: gi mangava zolo il indelledduale…
    I due nel frattempo aiutano Ditorot a sedersi
    DITOROT: Come avete fatto a capire che sono un intellettuale
    CHAFEE: Lo si deduce solo dal di lui modus de favellare…et dalla di lei targhetta.
    DITOROT: Ah giusto…quella…
    Disse Ditorot indicando l’enorme placca oro placcata argento con incastonature in zaffiro levigato con spruzzata di lapislazzuli
    PAOLO: Eh…quella…
    PAOLO: Comunque alla fine della fiera…avete deciso cosa ordinare?
    ABDUL: TU NO ORDINA NIENTE ME!
    DEMETRIO: ci risiamo…
    Il vecchio greco stanco chiuse la porta con talmente tanta forza, per la seccatura, che da vero spartano ne riuscì a risaldare i cardini.

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  9. Rappresentazione teatrale

    La bellezza di gustare un buon caffè

    Stiamo nel 1700 in un’importante bottega che si trova in Milano del greco Demetro
    dove la maggior parte delle persone si recano per incontrarsi e gustarvi un ottimo caffè
    durante il loro tempo libero e sostenere diverse conversazioni e discussioni seduti comodi
    a un tavolino.
    DEMETRIO: Buon giorno, desidera qualcosa?
    MARCO: Sì, ho sentito dire in giro che quà si può gustare un ottimo caffè e visto che
    pure il posto è molto accogliente ho deciso di venire per verificare io stesso di persona
    la qualità di questo caffè.
    DEMETRIO: Non c’è nessun problema, glielo preparo subito. Se nel frattempo
    si vuole accomodare e leggere qualche rivista interessante le porto il caffè al tavolino.

    Mentre Marco prende subito posto al tavolino, entra in bottega un cliente abituale di nome Luca
    nonchè illuminista e amico di Marco che ordina sempre il suo solito caffè che secondo lui
    sveglia e porta a ragionare anche le persone più dormienti di questo mondo.

    LUCA: Buon giorno Demetrio, portami per favore il mio solito caffè a quel tavolino laggiù dove
    è seduto il mio amico Marco.
    MARCO: Ciao Luca, non mi sarei mai aspettato di trovarti quì per gustare un caffè
    in mia compagnia.

    Demetrio porta i due caffè al tavolino e i due iniziano a sorseggiarlo felici e con
    buon umore…

    LUCA: Che ne dici di fare due chiacchiere?
    MARCO: Nessun problema.
    LUCA: Che stai leggendo di bello su quella rivista?
    MARCO: Sto leggendo le conseguenze che porterà il male nel mondo e penso
    a qualche modo per vivere i più felici e spensierati possibili.
    LUCA: Non sei l’unico a porti questo tipo di problema e ne sono venuto fuori
    facendo diversi tipi di ragionamenti e traendo delle conclusioni.
    Penso che non si potrebbe parlare di bene se non esistesse il male e soprattutto
    che uno è la conseguenza dell’altro e quindi ciò è un fenomeno alquanto normale.
    MARCO: Come pensi di uscirne fuori da questo tipo di problema?
    LUCA: Innanzitutto dobbiamo cercare di interessarci solo dei nostri affari e interessi
    senza che possano danneggiare gli altri perchè se in questo mondo pretendiamo che
    una persona porga la mano a un’altra per aiutarla (che sarebbe la soluzione per eccellenza al male)
    allora viviamo di illusioni e rimaniamo delusi dalle nostre aspettative iniziali.
    MARCO: Sono d’accordo con te su questo discorso e lo appoggio perchè ciò che hai detto
    non è sbagliato ed è quello che la maggior parte della gente fa nella vita.
    LUCA: Mi fa piacere che la pensi come me e mi piacerebbe continuare a parlare con te,
    ma ci conviene andare perchè tra un po’ la bottega chiude.
    MARCO: Oh sì assolutamente, vorrei evitare di farmi prendere in antipatia da Demetrio
    soprattutto dopo una sua lunga e dura giornata di lavoro.

    In conclusione i due ringraziano e si complimentano con Demetrio per aver bevuto
    un buonissimo caffè e si avviano verso l’uscita della bottega.

    Lavoro svolto da Domenico Lamanna

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  10. [[“Ma quale cultura..?”]] – Consegna di: Malcangio Andrea & Tatò Chiara

    In una Milano del ‘700 in mattinata, nel suo curioso spazio dedicato al caffè e alla filosofia, Demetrio si ritrova con degli insoliti clienti, carburati da un semplice caffè.

    ((*Apertura della scena, e del “bar” stesso*))

    (Demetrio): Buongiorno! Benvenuti nella mia elegante bottega, “Il Caffè”: un luogo di cultura, e di… caffè!
    *Organo e Chitarra barocchi dettano il tempo a Demetrio, che balzando iperattivo incomincia a disporre tavoli, le sedie, e tutto l’occorrente per una normalissima giornata di lavoro.*
    *Entrano in scena: Matilde, signora giovane e attraente che per ragioni scenografiche si muove molto velocemente, e Contrado, uomo giovane dagli insoliti lineamenti facciali e dal rude sguardo*

    (Matilde): Buongiorno Demetrio!.. Oggi ho meno fretta del solito: voglio un caffè lungo! Prenditela comoda.
    (Demetrio): Io.. al contrario, ho molta fretta di vedere gli effetti! – Accomodati, e sarai servita immediatamente! – Quell’altro buon uomo è un tuo amico..?
    (Matilde): No.. no.. non lo conosco! E’ un viso tutto nuovo!
    **Mentre tutti si accomodano, abbastanza raccolti**
    (Contrado): Io sono Contrado, e ho sentito che quì.. caffè.. così.. eccomi. – Ah, e guai a chi commenta il mio idioma!
    (Demetrio): Commentare e prendere in giro il prossimo? E’ immaturo, qui dentro spero non accada mai…

    *Apre la porta Bardo, un uomo cieco di mezz’età che entra con un bastone e “guarda” fisso difronte a sé. Egli appare piuttosto inquietante in ambiente teatrale, perché statico e quasi esanime*
    (Bardo): Buona sera a tutti!
    (Contrado): Ma che buonasera.. imbécil! – Sono le 9 del mattino!
    (Demetrio, lanciando un’occhiataccia a Contrado): Per cortesia.. errare è umano. E poi è un cliente nuovo!
    (Contrado): Eh! Si vede che questo non è umano affatto!
    (Bardo): Il solito, perfavore!
    (Demetrio): Beh.. adesso anch’io sono confuso, signore. Quale solito?
    (Bardo): Non mi sembro tanto strano, prendo sempre quì le stesse pagnotte che piacciono tanto alla mia amata!
    (Contrado): Avete sbagliato posto, la macelleria è dall’altra parte della strada!
    (Bardo): Cosa intendete dire?..
    (Contrado): Se volete ossa per cani potete trovarle in macelleria!
    (Bardo): Non mi servono, non ho mica un cane, io!
    (Contrado): Sicuro? Ma se dorme nel vostro stesso letto..!
    (Matilde): Ma che sfacciato!
    (Demetrio): Signor Contrado..! Questo pover’uomo ha un problema, non lo vedete?
    (Contrado): Lui non ne vede alcuno, effettivamente!
    (Bardo): Volete prendervi gioco di me?
    (Contrado): Ma certo che si! Non lo vedete? Accidenti, certo che no..
    (Demetrio): Un po’ di pietà.. signor Contrado!..
    ..non siete in un forno, signore, siete nel mio Caffè! Tutto ciò che posso offrirvi è un caffè! Accompagnato dall’intrattenimento delle vostre buone conversazioni. – A meno che in signor Contrado non voglia insistere..

    (Bardo): Un caffè, grazie. Con un po’ di latte, si può avere?
    (Demetrio): Va bene, provvedo.

    *L’uomo non vedente, con evidenti difficoltà, barcollando e toccando di tutto, riesce ad accomodarsi, impiegando ben un minuto. La situazione è piuttosto triste, ma un dotato attore intrattiene quì in maniera comica*

    (Matilde): Leggevo l’ultima uscita del vostro periodico, e curiosando ho capito che in questi anni le cose si stanno ribaltando dal punto di vista culturale. E voi diffondete informazioni utili e divertenti, contribuendo effettivamente al bene comune! ..Mi sento sempre più parte di qualcosa di unito, che condivide qualcosa.. sento qualcosa..

    (Contrado): Anch’io lo sento, il cieco ha appena petato!
    (Bardo): Ma no! Menzogne!

    (Demetrio): Mettendo da parte il mio ovvio rimprovero a tale sfacciataggine, signor Contrado, com’è che lei improvvisamente dialoga così fluentemente con questa lingua?

    *Un silenzio tombale aggrega le attenzioni alla prossima battuta dello spagnolo*

    (Contrado): ….Questo caffè! …è inspiegabile! …Semplicemente mi fa capire meglio, sento e controbatto, sento ancora e controbatto ancora, mi gasa tantissimo! Ti ho detto di non commentare la mia lingua, idiota!

    (Demetrio): ..”Mi gasa”.. Questa parola io non l’ho mai sentita, e mi piace! Credo che andrebbe introdotta, come al solito aggiorneremo gli scrittori, che oggi sono in ritardo. **Guardando l’enorme orologio nella stanza**

    ..Oh..! Questi “enciclopedisti”! – Ultimamente se la tirano tantissimo, erroneamente! – Loro non sanno che come al solito sarà il greco di turno a fare bella figura in ambito culturale e filosofico! **Battendo la mano sul petto**

    (Matilde): Demetrio, tu non hai ancora bevuto del caffè! Ti vedo fuori forma, hai appena detto una baggianata memorabile! – (Demetrio annuisce e ride)

    **Più tardi, sul punto di abbandonare la bottega**

    (Bardo si orienta con l’udito, e cerca Matilde): Lei, signorina ha pronunciato frasi lunghissime, complimenti! Quando la ascolto mi sento intelligente! Mi permetta di presentarmi….
    *E lo fa, dialogando, però sbaglia qualche calcolo, e allunga malamente la mano destra…*
    (Matilde, istintivamente): Via questa mano! Signore mio! E che non accada mai più!

    (Contrado): Ah ah ah! Quelle le vede però, il filosofo! – Ma quale cultura..!? (col tipico tono “italianissimo”)
    (Bardo): Chiedo venia! Sono molto impacciato, credo che ora andrò via! Au revoir! **Prendendo il bastone, e lasciando il posto energicamente e con vistoso imbarazzo**

    (Demetrio): Male, però una cosa è certa: il caffè ha funzionato! …

    … Siamo passati da un “buona sera” alle 9 del mattino, a un “Au Revoir” con tanto di “afferro il bastone senza neanche cercarlo”!

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